ogni tanto vige un tantra

La Storia secondo me. Firmato Nennillo Smucina.

a proposito della polemichetta estiva tentata dal Rettore dell’Università di Storia, Fantasia e Lettere Desuete di Modugno…

è saltato su, l’esimio Storico, per contestare il numero di anni di abbandono del centro storico del paese. Non gli va giù 50. Ok, ma quanti?

Volendo dimostrare alla fine non si sa bene cosa - forse che il Centro Storico di Modugno non è stato mai abbandonato? - ha portato come esempio della tesi che non ha avuto il coraggio di enunciare una serie di interventi, ora scontati ora francamente insulsi, realizzati nientemeno che “dalle amministrazioni che si sono succedute”. Ponendo tutto questo in antitesi, improbabile e ridicola, con l’operato dell’amministrazione in carica. La quale, invece, il centro storico lo sta sistemando per davvero.

Dunque, ascoltate e leggete il Referenziatissimo e poi

trasecolate amici, perché nel centro storico c’è stata PERSINO la liberazione dalla schiavitù “du caratiedde”, perdindirindina! E poi mantenetevi forte, amici, perché ci sono state addirittura “le diverse mostre di pittura, gli spettacoli teatrali, le acrobazie di giocolieri e di artisti di strada; le edizioni delle chiese e dei palazzi signorili aperti, con la presenza di guide, per le quali spesso venivano impegnate studenti delle scuole della città”.

Ohiohihoi, Eccellentissimo, non si addice certo alla postura di uno Storico Rigoroso questa coazione a prescindere dallo stato di prostrazione in cui effettivamente versava il borgo antico fino a pochi mesi fa. Lei, Reverendissimo, chiudendo gli occhi sul passato recente e meno recente , si avventura su un terreno decisamente negazionista, cosa che dovrebbe essere avvertita come il peggiore dei cancheri da chi fa il suo lavoro. Eppure disserta con convinzione, negando l’evidenza, dando chiaramente a intendere quali sono le sue antipatie e idiosincrasie (lo Storico farebbe bene a tenerle da parte). È chiaro, il presente, soprattutto politico, non le piace, come il presepe a Nennillo. E invece di argomentare col metodo dello studioso cosa fa? Va a smucinare in un repertorio che custodisce solo lei in chissà quale angolo del suo cuoricino, per sostenere che il centro storico andava alla grande quando la classe dirigente era quella che garbava a lei, Chiarissimo. E pazienza, se nella più incontrovertibile realtà, quella cioè osservabile ad occhio nudo, è stato invece il più oltraggiato dei centri storici, orribilmente abbandonato a se stesso, in un diffuso decadimento anche propriamente strutturale, rimasto sporco più di una discarica per un tempo interminabile e per un tempo interminabile luogo di disfacimento delle persone, soprattutto bambini e anziani, teatro di uno sconcio mercato di prezzolatissimi posti letto per immigrati.

E allora sì, si può, si deve rilanciare. Per decenni si è tenuta la mano in testa al centro storico.

Premeditatamente mantenuto in stato di abbandono per un periodo ultracinquantennale che pesa come 150 anni di impietosa trascuratezza. Evidentemente lo volevano così: pappatoria per guide catalettiche vocate a ricoprire di glassa verbosa un carcassa in avanzato stato di decomposizione. Così l’avrebbe voluto il nostro Insigne, gioiellino trequartista con la casacca del modugnese con l’esclusiva, il quale par che dica: perché mettere piede in quella cloaca quando si può entrare corpo e anima nel favoloso mondo del mio paper, condensato pregevolissimo delle meraviglie culturali locali? E se proprio non resistete alla curiosità di andarlo a vedere dal vivo - par che continui lo Smucinerrimo - bene, allora aspettate un attimo che mi organizzo e vi ci porto io, a veder le mie parole. Mica l’ossario a cui è stato ridotto.

Ah, che cosa non si fa per vendere qualche copierella in più dei propri esercizietti accademici! E poi, di questa intellighenzia sempre schierata dalla parte del peggio che il paese abbia mai sperimentato …  beh, se ne ha davvero basta.

I lavori in corso, come gli altri in atto di rigenerazione urbana, sono stati progettati, programmati e voluti dalla Giunta Gatti” afferma Nennillo. Ci siamo. Vogliamo vedere cosa dice del Centro Storico il Documento Programmatico di Rigenerazione Urbana che nel 2011 quell’amor suo della Giunta Gatti presentò in Regione Puglia e che - com’è noto - nel 2011 NON FU FINANZIATO?

Obiettivo fondamentale del programma dovrà consistere nella realizzazione delle attrezzature pubbliche a servizio del nucleo antico attualmente mancanti, nel recupero edilizio ed urbanistico di alcune sue parti e nel recupero di alcune aree pubbliche ad esso prospicienti. L’obiettivo dovrà essere quello di ripopolare il nucleo antico non solo di residenti ma anche di fruitori a vario titolo dei servizi e degli ambiti di carattere storico ivi collocati [...] Le attività dovranno essere mirate a ridare al nucleo antico il suo originario significato di centralità nella vita cittadina, dato che ad oggi risulta essere marginale, per le sue condizioni di abbandono e per la mancanza di funzioni ad esso associate.  [...] Perseguire strategie di intervento finalizzate ad affrontare il problema legato al degrado edilizio e al disagio abitativo che caratterizzano prioritariamente il nucleo antico della città e le aree ad esse immediatamente adiacenti [...] I servizi presenti risultano allo stato insufficienti, al di fuori di “griglie” relazionali, e comportano la dipendenza del contesto dagli altri quartieri urbani, in un rapporto di tipo “passivo”, non sussistendo interscambio funzionale e relazionale con le aree adiacenti. Si riconosce, inoltre, un diffuso degrado di tipo fisico, strutturale, funzionale, ambientale, sociale ed economico.

Quanto alle condizioni conservative e di degrado, il nucleo antico in alcune sue parti, soprattutto nella parte più antica, risulta caratterizzato da un degrado edilizio ed ambientale distribuito “a macchia di leopardo”. In generale esso risulta carente di spazi pubblici attrezzati e di servizi in genere, di parcheggi a servizio della residenza. Si registrano al suo interno alcuni caratteri della marginalità urbana, non sussistendo adeguato interscambio funzionale e relazionale con le aree adiacenti. Ciò sostanzialmente avviene per il diffuso degrado presente di tipo fisico, strutturale, ambientale, sociale ed economico, fattore che risulta essere incompatibile con un’area urbana, come quella del centro storico di Modugno, ricca di contenuti storici ed emergenze architettoniche tanto significative.

La tipologia presente nell’aggregato viene utilizzata in prevalenza ad uso abitativo, ma in forma sottodimensionata rispetto alle potenzialità del contesto. In taluni casi gli alloggi presentano, inoltre, situazioni igienico-sanitarie insufficienti e con un livello di attività abitative tali da generare anomalie e conseguenze sociali del tutto negative. Sono discretamente distribuite attività economiche ai piani terra degli edifici, ma tali destinazioni, unitamente ad una scarsa utilizzazione ad uso residenziale dei piani superiori degli edifici, rendono l’area poco frequentata nelle ore serali e notturne, incrementando il livello di insicurezza locale: nel nucleo antico ci si trova in presenza di un tessuto urbano centrale, ma in un certo senso marginalizzato.

Complessivamente, dall’analisi dell’ambito di intervento e del contesto specifico individuato, si sono osservati: 1. Problemi di degrado urbanistico: il contesto si caratterizza per la insufficienza di aree destinate alla vita pubblica e/o economica. Le aree verdi si presentano spesso in condizioni di abbandono. Le piste ciclabili risultano essere totalmente assenti, i percorsi pedonali non sempre accessibili a tutta la collettività, presentando spesso barriere architettoniche di difficile superamento. Le aree a parcheggio non sono adeguate e dunque ne consegue una scarsa razionalizzazione del traffico urbano. 2. Problemi sociali ed occupazionali: la scarsa propensione alla creazione di nuove opportunità di lavoro produce riflessi negativi sui redditi dei cittadini, con un aumento delle condizioni di povertà e di marginalità della componente giovanile, contribuendo ad aggravare una situazione socio economica locale che risente del carattere di monofunzionalità del contesto. 3. Scarsa appetibilità dell’area per le destinazioni previste dal settore terziario, in mancanza di un razionale sistema delle aree pubbliche, dei percorsi pedonali a discapito delle aree carrabili, di un funzionale sistema di urbanizzazioni primarie ed impianti a rete, di una condizione precaria degli edifici presenti, spesso bisognevoli di interventi di restauro architettonico, soprattutto per quanto concerne le facciate degli edifici sia residenziali che pubblici, ovvero di ristrutturazione edilizia.

Firmato: vecchie glorie del passato

ogni tanto vige un tantra

L’antistaminico

[Si inaugura con questo 'pezzetto' la rubrica "ogni vige un tantra"]

Merita qualche segnalazione la svolta turboombelicale impressa alla rubrica L’antitaliano, curata su l’Espresso da Roberto Saviano da quando non c’è più Giorgio Bocca. Nell’imperversare della prima persona singolare si scorge un tizio che non fa che guardarsi allo specchio mentre pretende di consegnare al mondo la particolare gravità delle questioni di cui va eroicamente occupandosi. Un’opera che, di Sodoma in Gomorra, di Bellezza in Inferno, di Zero in Zero in Zero, di papierino debenedettiano in monologo catodico, si svolge nel tempo attraverso una prosa patologicamente appiattita sul suo ego. Ah, se non ci fosse Saviano col suo clamoroso IO, chi? chi mai vi sarebbe a squarciare il velo sullo sfacelo criminale del Paese con altrettanta ‘potenza’?

Qualcuno potrebbe sostenere che sia proprio la sua scrittura di Scrittore ad accrescere l’efficacia della denuncia. Orbene, quella scrittura è tutt’altro che impeccabile. Nell’ultimo numero (il n. 28) de l’Espresso, L’antitaliano, addolorandosi per gli “Occhi chiusi sulla Terra dei Fuochi”, s’avanza incerto e il claudicante periodare ‘pallido e assorto’ della penna savianea grida apertamente tutto il suo bisogno di stampelle. La stampella egoica, ormai una protesi, si manifesta in una tempesta di “Prendo atto che il mio ormai è diventato accanimento terapeutico”, “Mi ostino a pensare, mi ostino a sperare – e lo faccio scrivendo – che […]“, “Mi ostino a farlo […]“, “[…] la domanda che mi pongo continuamente […]“, “Ma il mio – lo comprendo sin troppo bene – è accanimento terapeutico e forse, scusandomi in anticipo con le centinaia di migliaia di persone che non hanno voce, dovrei rassegnarmi.”. La stampella ’statistica’, invece - con ampio ricorso agli ‘aiutini’ forniti da Istituto Superiore della Sanità, fattori di rischio, esposizione a inquinanti ambientali, registro tumori, tasso ricoveri, indici di mortalità, nessi causali - lascia che la prosa di Saviano s’aumenti di tecniche tipicamente diciauliane. I supporti, per così dire, dopanti, sovrabbondano, ma la sintassi, tuttavia, non ne beneficia e si devono leggere costruzioni di questo tipo: “Sulla Terra dei fuochi il governo continua ciecamente (?) a minimizzare e gli organi di stampa sembrano interessati quasi esclusivamente a cavalcare la polemica. Chi twitta cosa, chi è contro, chi è a favore (?). Come se ciascuno lavorasse per sé (?)“. E ancora, amenità tipo “sospetto rischio”, “Questi dati richiedono una presa di responsabilità e un’azione immediata.”

La lingua italiana come rifiuto tossico che Saviano, allergico, sta provvedendo a intombare. Gli hanno dato L’antitaliano. Giustamente e cinicamente. Fossero stati più magnanimi con lui, gli avrebbero dato L’antistaminico.

minimi sistemi

I compositori lirici del Governo e il Bilancio dello Stato. Una relazione impossibile

Una Legge di Stabilità o un monumento all’incertezza? Abbiamo un governo o un poema di infondatezze? Un Capo diCrisi-di-governo-e-Legge-di-Stabilita-perche-bisogna-approvarla-entro-la-scadenza_h_partb Governo o un madrigalista dell’inconsistenza? Una via d’uscita dalla recessione o una pura e semplice infilata di bugie? Il sostegno all’economia o un programma di insulti (i 14 euro nella busta paga del lavoratore dipendente)?

Se si entra nel merito della questione, poi, ci si ritrova in una tempesta di corto circuiti dalla quale sembra davvero difficile uscire rimanendo sani di mente … (continua a leggere su SudCritica)

Leggi, inoltre, articoli stesso tenore sempre su Sud Critica:

ECONOMIA/FINANZA 1. di Mino Magrone

ECONOMIA/FINANZA 3. di Giorgio Tarquini

letteraria, minimi sistemi

La lingua morta del Potere /3


“Davanti la legge di stabilità ci vuole un atteggiamento critico quanto si voglia ma che sia sostenibilmente propositivo […]” (cit. Giorgio Napolitano)

Ancora uno stop nella trattativa tra Stato e lingua italiana.

letteraria

La lingua morta del Potere /2

di Rita Santamaria

Non so se questa lingua morta è l’effetto della débâcle politico-sociale ed economica o se ne è la causa. Cioè non so se la parola non più vera, non più viva, ridotta a merce, è stata essa stessa parte attiva, causa, agente, nella creazione della “morte” in campo politico sociale ed economico o se ne è solo l’effetto conseguente. La linguistica, la filosofia e la psicologia hanno spesso evidenziato come a volte nei processi cognitivi della mente umana certe cose esistono solo in quanto dette o si creano nel momento in cui si dicono. Questo uso debosciato della parola del potere (che ha il suo braccio operativo nei media) credo crei delle dannose interferenze nei processi cognitivi-evolutivi della società così come le tette al silicone le creano nei processi di selezione naturale darwiniani.
Condivido con te un stralcio di un saggio sul linguaggio e la retorica che ho studiato a proposito dell’autore che trattavo nella mia tesi di laurea (Carlo Michelstaedter), che sì, ci porta lontano dall’aspetto pragmatico del tuo intervento su Sud Critica, ma che mi sembra carino per gli spunti di riflessione che offre.
Nel pezzo in questione si sostiene che il razionalismo abbia laicizzato la parola divina che in origine era la Parola per antonomasia (dal fulmine disegnato nei graffiti, a quello di Zeus - esempi di immagine come linguaggio - ai testi religiosi). Si analizza la questione nel contesto ebraico (perché è quello in cui si colloca il mio autore, ma è cosa irrilevante) , si sottolinea la contrapposizione tra il termine ebraico “davhar”, ‘parola’ e lo stesso termine nella lingua che dà inizio alla civiltà occidentale, il greco: “logos”, ‘parola’. “Davhar” vale insieme ‘parola, cosa, atto’ e il significato che deriva dalla sua radice reca la nozione di ’spingere avanti’ qualcosa che inizialmente è tenuto indietro. È una parola vera che è insieme un oggetto o una cosa, un azione o un atto. “Logos” è invece un concetto intellettuale, con un senso radicale che implica il ‘raccattare, arrangiare, porre in ordine’ (simile a quello inteso dalla nostra politica ). Il gesto evocato da “davhar” si può svolgere in ‘parla, attua, sii’, mentre quello richiamato da “logos” è ‘parla, conta, pensa’, che rende quindi ragionevole il contesto del parlare, ma non ne chiarisce la funzione!
“Davhar” spingendo avanti ciò che è celato nel sé, concerne invece l’esposizione: il dare alla luce una parola, una cosa, un’azione. “Logos” non dà alla luce niente (parola morta) se non speculazione.

minimi sistemi

La questione del chinotto

Mio caro lettore che fai il democratico e l’opposizionista per mero effetto di autoconvinzione, deliziosissimo esternatore in battutese casermesco, pregevole dicitore di graziosissimo dialettino ad uso commento facebookiano, zitellonico e ziazinico nanticchia, dunque agevolmente incongruo rispetto al tuo nobile impegno politico, tu che fosti continuo e discontinuo, primarista illuso antagonista dell’eterno cucuzzaro dem-conformista … tu che oggi ironizzi agevolmente a cazzo e non realizzi ancora la tua natura di autentico madrigalista della pompa, che certo ti sei sucato di tutto in questi undici anni, ingoiando tutto tutto, smarchettando a destra a sinistra e al centro, tu … volevo dirti che, con tanta onorata carriera e curriculum, con tanto di storia locale scritta da te in prima persona a suon di soffocotti, e tutti quei medaglioni di formaggella appuntati al bavero della giacca … e beh, volevo dirti che davvero nessuno ti mette sotto se il tema è bocchino.

minimi sistemi

figadilegno

il partito democratico a Modugno ha preso questo squisitissimo portamento da vecchia malchiavata …

reazioni isteriche della cosiddetta opposizione

l’opposizione ossessa dei “fratelli PD” - leggi su SudCritica

minimi sistemi

DEFLORESCION

Pare che alcune forze politiche modugnesi abbiano riscoperto valore, significato e importanza dell’opposizione e pare che addirittura abbiano cominciato a farla. Sono più o meno le stesse facce del partito unico degli affari, ad essere oggi impegnate nell’arduo cimento. L’opposizione, ad ogni buon conto, è come la prima volta per costoro, anzi è la loro prima volta.

L’opposizione a Modugno ha perso la verginità - quando ormai però è arrivata la menopausa. Ed è un disastro per loro. Ieri infatti, in aula consiliare, talmente ci stava dando dentro, l’opposizione, che a un certo punto la seduta è stata sciolta perché è dovuta correre a farsi la vaginoplastica.

minimi sistemi

duo tripudio

letteraria, minimi sistemi

Sconfessato dal suo autore di riferimento su Berlusconi

La grazia all’evasore umilia un intero popolo

Aldo Busi

Pross. »