Archivi per il mese di Giugno, 2014

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SUDCRITICA

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ITALIA. MODUGNO. IL TESTACODA DEL BICEFALO (da SudCritica)

di an. bu.

Drago a due teste FFIII

Il caso di un partito a guida bicefala che spadroneggia ovunque in Italia, a iniziare dal governo centrale, infierendo sulla Costituzione. E il caso di una città del meridione d’Italia, più o meno piccola, in cui è successo, un anno fa, che le ‘amministrative’ le abbia vinte, per una volta, la Costituzione. Qui, al partito bicefalo tocca “giustamente” e coerentemente opporsi; qui quel partito si agita spasmodicamente per non farsi prosciugare della sua sostanza vitale e si applica alle questioni locali seguitando a infierire sulla Costituzione. Perché la Costituzione, non avendo riguardo per gli affari di clan, disgraziatamente per quel partito, non può avere riguardo per i suoi finanziatori.

Perché governare un paese come Modugno secondo legalità costituzionale significa adoperarsi per recuperargli uno stato di diritto. Questo è un programma (politico) la cui attuazione - già abbondantemente avviata ma sempre sul punto di essere interrotta da appetiti famelici - non si veste di insegne sfavillanti. Piuttosto, invece, questo programma va silenziosamente rimuovendo pratiche costumi e simboli di un passato, incostituzionale a dir poco, che ancora vive in molti aspetti del presente stato di cose. E man mano che faticosamente si ripristina la legalità costituzionale a Modugno, processi residuali e perduranti, di tenebrosa natura, tentano colpi di coda, accelerazioni improvvise, soprassalti e assalti veri e propri, per riprendersi la cosa pubblica e tornare ai bei tempi indimenticabili in cui la cosa pubblica veniva spremuta, prosciugata, a lungo impunemente, per fare così la fortuna di pochi. Si tratta del partito dell’ancien régime, sedicente riformista in tutto il territorio nazionale, furiosamente restauratore in quel di Modugno e in qualche altro angolo della nazione in cui magari non gli riesca di prevalere. Un partito bicefalo e proteiforme, spregiudicatamente versipelle, e sol per questo capace di affermare tutto e il contrario di tutto nelle sedi assembleari istituzionali in cui sarebbe chiamato a fare politica, dal Parlamento italiano ai vari consigli regionali, provinciali e comunali. Ma ogni aggettivo è sprecato se non si dice a chiare lettere che più che di un partito politico qui si parla di un potere oligarchico, tanto più smanioso e rabbioso quanto più dal paesaggio, da Modugno per esempio (nel quale ha esercitato la sue prepotenze e tuttora vorrebbe esercitarle), vanno scomparendo finanche i simboli di quel suo potere.

Il partito-idra, espressione del potere oligarchico, ritiene generalmente se stesso sciolto dalle leggi e, nella presunzione di sentirsi il maggior conoscitore delle leggi non scritte, più intime e profonde della sua comunità, promuove un’idea di comunità anch’essa sciolta dalle regole. Si propone così come unico depositario delle formule “per il bene comune”, confidando con ciò di poter dettare ai suoi sudditi - ai quali vien fatto credere di essere parte di una grande famiglia - la costituzione che più gli aggrada, cioè quella che, in realtà, meglio soddisfa l’interesse dei clan. Il rapporto diretto suddito-sovrano che così si vuole reiterare, dovrebbe rimuovere le istituzioni, smarrirle finché non se ne vede più l’origine. Il patto associativo originario, la Costituzione, sostituito con promesse, scorciatoie, espedienti.

Promesse, scorciatoie, espedienti adottati e accettati finora senza lungimiranza alcuna, che hanno permesso ai soliti pochi di spolpare il paese.

In effetti quel potere oligarchico quando indossa il vestito buono della politica sale in cattedra per impartire la seguente lezioncina: “Che c’entra il rispetto della Costituzione? Quello è scontato, bisogna invece fare le scelte politiche”. Quasi che la Costituzione sia un centrotavola o, chissà, una bella giornata di primavera, una parentesi del bello e del buono che però resta estranea alle lacrime e al sangue di tutti i giorni e al gioco sporco a cui sembrerebbe invece necessario adattarsi. Appena fuori dalle sedi istituzionali, invece, dopo aver trovato tempo e modo di discettare anche di codici etici, il partito-idra procede all’ennesimo cambio d’abito e si mette a scorribandare, all’inseguimento dell’interesse egoistico o di clan. E ancora, avantindrè!, nuovo travestimento per il ritorno nelle sedi del dibattito pubblico, dove innalzarsi ancora e propagandare, in spregio al senso del ridicolo, la cura degli affari propri come visione e applicazione del bene comune. Bene o male, però, l’opinione pubblica riesce ad apprendere che la strenua difesa di aziende appaltatrici del Comune, in inspiegabile regime di multiproroga dalla notte dei tempi, o di un’urbanistica sregolata, non può e non deve coincidere con il bene comune, così come quel potere pretende di comunicare; l’opinione pubblica bene o male lo capisce, che chi usa violenza inquisitoria e riserva sistematici linciaggi in danno di trasparentissimi soggetti operanti per la trasparenza, per la sottrazione di privilegi e di discrezionalità insopportabili, non può essere, non può fare il bene della città. Al cittadino una parte di tutto questo ancora arriva grazie a una Costituzione coriacea momentaneamente al governo del piccolo paese. Ma il potere che si crede sovrano è feroce e della verità nulla vuole lasciar trapelare, così tra un’ingiuria e l’altra srotola i suoi tentacoli più nevrotici per sporcare quanto più di più pulito il paese abbia mai avuto. L’idra ha da restare avvinghiata alla macchina che la nutre, l’idra ha da sopraelevarsi. Il partito bicefalo sillaba il copione preconfezionato dal potere oligarchico e mette alla gogna chi crede nell’unico preconfezionamento ammissibile, quello scritto nella legalità costituzionale.

Chi ha voluto il ritorno della Costituzione, a Modugno, ha chiesto e ottenuto di essere amministrato da una compagine nuova che trova sinceramente convincente la Costituzione e ne vuole scrupolosamente attuare i principi. Il cittadino modugnese confida che il suo amministratore smonti pezzo a pezzo un sistema che si regge su rapporti assolutistici e auspica che si realizzi, ad esempio, l’articolo tre della Carta, l’articolo che gli promette l’emancipazione vera e gli consente di mettersi alle spalle quel sistema di relazioni sociali ed economiche di stampo feudale che proprio a Modugno ha messo le sue radici.