Archivi per il mese di Ottobre, 2014

letteraria

L’Apocalisse di Pecoraro viene al principio

Lo straordinario, ribollente “zuppone vitale” di uno dei migliori romanzi del XXI secolo

Ripercorrere all’inverso anche il più esile rivolo causale, destrutturare la catena degli eventi, riducendoli ciascuno alle proprie unità costitutive (…) per individuare il punto esatto del non ritorno.

Dopo la catastrofe primigenia, dopo l’essere venuti al mondo, c’è il panico per qualcosa che nel venire al mondo ci ha invaso e che dispiegherà tutta la sua capacità patogena per corromperci e degradarci irrimediabilmente, per farci morire infine come morì Erode, “roso dai vermi”. E la vita è solo una campata di ponte verso la fine. Una toccante fine lunghissima che dura cinquecento pagine belle intense, fitte, turgide, pastose, barzotte, novecentesche, pop, insofferenti, cinico/comiche e altoromanzate.

(…) E questa è una dannazione, non c’è un appiglio, un chiodo piantato da qualche parte che funga da riferimento assoluto, da inizio del ragionamento (…)

La vita in tempo di Pace (Ponte Alle Grazie) di Francesco Pecoraro ha come pretesto la parabola di un tizio che, sedotto da “l’inaudita volontà di superamento insita nel ponte”, sogna col suo mestiere di arrivare a fare ponti ma al massimo diventerà un organizzatore di cantieri. Insomma, non riuscirà mai a realizzare il desiderio di diventare un pontifex. Al fondo, però, il libro è narrazione di tutto quel che residua dall’apocalisse iniziale, seminale e fondante come un Big Bang; il resoconto di un movimento trascinato, come di caduta evitata in caduta evitata, incardinato su di un prolungato, incessante, disperato sforzo ordinatore (tecnico e filosofico) dentro al caos del consorzio umano. Countinua a leggere »

letteraria, minimi sistemi

Ovunque in tempo di pace

Ovunque l’eterna propensione all’alleanza consortile e provvisoria, per obiettivi temporanei e personali.

Francesco Pecoraro

minimi sistemi

Mica l’avevate capito, vero? Semplicemente. Come ogni zero assoluto che si rispetti

pd. semplicemente “partito di”: dopo la preposizione semplice puoi aggiungerci la qualsiasi.

Io ci aggiungo “accordi” e “spartiti”. E tu?

ogni tanto vige un tantra

Genitivo dem

Ritorna “ogni tanto vige un tantra”, catalogo sragionato di molte sragionevolezze in libera uscita, rilevatore di supercazzole e campionario di baggianate inaudite. Insomma, il luogo in cui vanno a rubricarsi le belinate dell’eterno corbellatortipo, spesso politico.

Oggi si fa bisboccia con le tortuosità di un certo coordinamento pd - dove per pd si intende semplicemente “partito di”, potendo dopo la preposizione semplice aggiungerci la qualsiasi - che presume rintuzzare l’accusa d’esser nanticchia politichese con una rispostella politichese,  solo d’un politichese più involuto.

(…) ma Le chiedo:se guardare ( per esempio) ai prossimi risultati regionali significa pensare alla possibilità di far rete con l’Ente a vantaggio del nostro territorio,in virtù soprattutto di quelli che saranno i finanziamenti europei e la capacità di saperne usufruire, piuttosto che farne una prova muscolare per dimostrare il proprio speso specifico, è politichese? Tentare di ridare dignità alla dialettica politica,visto il periodo di profonda violenza verbale di cui qualcuno di fregia è politichese? Dedicarsi fattivamente ai problemi di Modugno organizzando forum di discussione, è politichese? Segnare la differenza ai tavoli politici fra chi vuole “fare” e chi si vuole “vendicare” è politichese? può essere!!il evidentemente ho uno stile retrò che non baratto con il più moderno e spregiudicato modo di “dire” la politica……...o il politichese

Ecco. Io di questa lingua non me ne fregio punto.

letteraria

Peter in caccia d’amore

Il libro di Peter GENITO

L’Assurdo, dall’insensatezza del vivere all’assenza di amore.

In A fioca Nen, l’originale declinazione del concetto tanto caro a Camus: nel ventunesimo secolo postmoderno,  sgombrato il campo da idoli mostruosi, l’assurdità della condizione umana è decisa in prevalenza dall’inaridirsi del sentimento amoroso. Nei quattro racconti che compongono il volume, l’amore è motivo dominante e a volte disperante, e l’autore gli corre dietro ansimante per tutto il Belpaese, dalla Val di Susa al tacco d’Italia.
In questa rincorsa è la ribellione di Peter Genito (esordiente nella narrativa italiana) all’assurdo delle nostre vite.

Si chiama A Fioca Nen, “Non nevica” (Arduino Sacco Editore, Roma, maggio 2014, pagg. 111, € 10.90), la raccolta dei quattro racconti di Peter Genito.

Come dire che c’è freddo ma ad attenuare i rigori dell’inverno neanche un po’ di ovatta, neanche quel che la neve può conferire ad un paesaggio (magari pure dell’anima) con la sua capacità di cambiare volto dalla sera alla mattina ai luoghi più familiari, coprendo, ammantando, ovattando e, allo stesso tempo, generando stupore. L’inverno del nostro scontento, direbbe il Poeta.

Dunque, non nevica. Ovvero, non copre. Non attutisce. In contrasto con la copertina del libro, dove invece è raffigurata finanche una tormenta di neve.

Dunque, contrasti.

I racconti menzionano nei loro titoli tre diverse località geografiche (Val Di Susa, Benevento, Lecce), tranne il primo che invece prefigura tutte le mete del peregrinare che caratterizza i successivi tre.

Tema unitario, un costante eppure squilibrato slancio verso l’umanità e le cose belle e alte che l’umanità sa fare. L’equilibrio, l’identità, la dignità e la pienezza di dell’individuo, sono da riscattare attraverso la sconfitta della solitudine e la conquista dell’amore.

Tutto questo, dentro la narrativa di qualità di Peter Genito.

Campano d’origine, piemontese per caso, trapiantato a viva forza nella campagna toscana, dove lavora come Direttore di Biblioteca a Figline Valdarno.

Leggi qui un’intervista a Peter Genito del 2010.