foto di Fabio Ciampi

Muto il televisore poggiato su un piatto fissato con piastra a muro. Alto. Può venire buono se si decide di suicidarcisi annodando le lenzuola intorno al braccio metallico. Due armadietti in legno. Tutti stanno già a dormire nelle loro brande, letti avvitati ai pavimenti. Qui si avvita l’avvitabile, per ogni oggetto c’è una palla al piede di competenza. Non è vero che tutti dormono ma vero è che tutti cercano di farlo. La cella sarebbe completamente buia se i riflettori del corridoio non riverberassero al suo interno un bagliore a strisce. Circa mezz’ora fa gli altoparlanti hanno latrato SPEGNERE LE LUCI.
Aurelio detto SUGNA a tutta prima pare uno che sappia ascoltare, uno col quale si possa ragionare, un comprensivo insomma. Ma arriva sempre il momento in cui si convince che qualcuno gli abbia nuociuto e allora ti accorgi che è uno spietato di uomo e che non ci sono santi che possano fermare la sua mano. Uccide senza che la vittima si accorga di niente fino a quando non tira l’ultimo respiro. Sarà lui ad uccidere Donato Depechemode, quando tutti avrebbero scommesso che l’avrebbe fatto Rocco detto IL FORATO.
IL FORATO perché zoppica e zoppica in quanto gambizzato d’antan. Sarebbe il capo, il vessatore, tutta scorza e grandi scoppi di rabbia. Prima di farsi vincere dal sonno usa illanguidirsi sorprendentemente nelle sue lenzuola con un asciugamano intriso d’aceto avvolto intorno al capo. Sta sempre pateticamente un pò male.

L’oscurità più fitta negli angoli della stanza. Rocco tarda più d’ogni altro ad addormentartsi, perché al ’tempo’ viene difficile piegare la sua ossessione a vigilare. Se potessi alzarti senza essere notato, se potessi avvicinare, curvandoti sul suo corpo disteso, il tuo volto al suo, sfruttando un’immaginaria dote di invisibilità, potresti contempalre lo spettacolo di uno sguardo concentrato, annidato e sorgente dalla culla degli occhi sbarrati mentre tutti gli altri ronfano. Un precipitato di nervi tesi la cui tenuta è assicurata da una sorta di allarme permanente. A Rocco IL FORATO i denti gli si sono talmente guastati che non si esiterebe a definirli torsoli di mela. E Rocco IL FORATO se si vuole salvare deve aspettare il giorno in cui un plotoncino di madonnine di gesso azzurro verrà a posarsi su ciascuno dei minuscoli torsoli di mela che gli sbucan dalle gengive.

La preghierina della sera di Donato Depechemode:

c’è un ultimo David Gahan-tribute, tutta una kermesse anni ‘80 per i peggio sotti e commandos di tossici che esistano che, tra strobo cessi sveltine videotapes e desideri inappagati, abbiamo accumulato anche deficit di orientamento spaziale e sappiamo solo dire NON IMPARANGOSCIATEMI! In finale prendo sonno accusando fantini sul mio corpo.

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