Archivi per il mese di Luglio, 2010

le torsioni dell'anaconda

si rinfreschino pure, alla “spiaggia d’autore”

In tutti i paesi la morte è un fine. Giunge e si chiudono le tende. In Spagna, no. In Spagna si aprono. Lì la gente vive tra mura fino al giorno in cui muore e viene portata fuori al sole. Un morto in Spagna è più vivo come morto che in qualsiasi altro posto al mondo: il suo profilo ferisce come il filo di un rasoio.

festa della mamma

fioretti in merda

Ora cisterna ora lucerna sono le stazioni nel mio cammino. Mi ci fermo quando s’impegna la notte a smaltire il torrido estivo. Nella casupola spersa tra gli olivi un bimbo morto; dalla finestra giunge un chiarore ed il pianto.

Cristo aiuta gli artisti.

Al risveglio campane a morto, vipere guizzanti tra le pietre. L’impietosa luce senza più contorni, dilatata dalla furia martellante delle cicale.

Ché quelli di fuora ci pensano da per loro.

Me ne torno al paese per vedere come è venuto il mantello nuovo di sant’Anna. Sotto porta Centanime, in una viuzza tutta pisciata, pestano a sangue un ritardato: la carna triste non la vòle Criste.

diario di un giullare timido

studio definanziato per la ricerca e la rifondazione delle categorie umane

Un’equipe di quattro sfigati sta cercando di capire se sono  più vicario (e allora mi sequestreranno pulpito e turibolo), più sicario (mi disarmeranno della letal penna, o feral tastiera che dir si voglia), ovveromente più gregario (mi disarcioneranno da questa scarrucolata bicicletta).

saluti ontologici a tutti e un zinzino anche de’ miei rispetti

diario di un giullare timido, minimi sistemi

Disegnetto meduneo

La musogonia modugnese volge al clamore d’un epos de’ fognoli: la sistemazione idrica cui “eroicamente” pervenne al crepuscolo del 2010 - ad onta dell’azione cospirativa di un’urbanistica pastrugnatrice guidata per anni da giove congestionatore, coi ben noti risultati di edilizia perniciosa e circolazione automobilistica demenziale alquanto. Tutto ciò mentre si locupletavano le finanze dei costruttori e la vita gli scivolava dolcemente sottoculo e senza gran livore dei soliti pezzenti elettorali. Eppure già dal pleistocene inferiore la fognatura pluviale era già bella che sistemata, con tutte le acque ben inalveate in una testimonianza dell’antiqua azione erosiva osservabile ancor oggi nelle grandi incisioni della roccia calcareo-tufacea, cioè a dire nell’evidenza di inghiottitoi, lame e canaloni. Dalla natura, in altre parole, c’era solo da imparare e non già mettersi a contraddirla regolarmente credendo di colmare le sue falle. Si è ritenuto di ingorgare la bellezza di gravine e cave nella smania di riempire ogni buco. Questa l’essenza dell’industrialesimo meridionale. Fenomeno che nello scodellamento incessante di nubi letali potrebbe essere ascritto a una singolarissima forma di dipendenza battezzabile tossicomania per conto terzi. Curioso che tutto ciò avvenga in una modugnesità di cornice perfettamente in sintonia col sedicente federalismo leghista: ragioni del territorio che involvono – non diversamente dal secessionismo padano – in provincialismo belluino, degenerano cioè in anarchismo da cortile appena contemperato da certo pianerottolismo balzellare. A guardar meglio poi tra le trippe e le medulle di cotesta cittadina si ricava come l’impressione di una spaventevole fistola in succhio dell’invidia, cosa che ovviamente macera e mantrugia anche i cervelli più fini saliti alla consiglierìa comunale, impegnati a posar la chiappa nel bel mezzo di un mercoledì sullo scranno posto alla confluenza tra Alterigia e Cupidigia, e una darsena di complotti a portata di culo (degli altri). E le consorti dai delicati lardelli, esemplari di donne di elevato sentire, a scovare presso “Tegumenti preziosi”, quei poliedri gemmanti che consentano loro l’esibizione di un più squisito sentire, per defungere a sera con la capa persa nella museale scrittura di “Nuovi Tegumenti”, credendo di rifulgere così pure anche nei propri breloques intellettivi, mentre nell’altra stanza badanti ucraine restano impegnate a spolverare la santità dei lari domestici e restituire splendore al tabù dei deretani più decrepiti e immerdati.

diario di un giullare timido

Zuppa ‘sti cazzi

Non si pensi che la costa barese faccia schifo (solo) per l’intrefolarsi bel bello di fiotti di merda nel mare. La costa barese fa schifo per la ben nota millanteria di residence e proprietà private.

Svincolati dalla 16-bis sulla litoranea Santo Spirito - Giovinazzo è tutto un cointeressare il mito al successo di un comparto balneario che è per lo più putridume, un succedersi farneticante di Residence Andromeda e Lo scoglio di Euridice. Mai ’sti cazzi avrebbe certificato meglio la realtà.

Meno male che sullo scoglio cui addivenni ci stava uno che pescava da riva, tra nereidi che te le raccomando spampanate su una maledizione di spiaggine fucsia, obesi di ogni età, lenzuolate di moscerini a ingarzare le nudità, ameni coleotteri sfrigolanti in certe voragini di ferite da arma da fuoco e punte perotti tatuate a tutto corpo. Il pescatore serafico volgendosi a me declamava: “Oggi levante. Il pescatore torna vacante”. Posava la canna sulla roccia per riprendere a lavorare un impasto cerealicolo per l’esca e, richiesto dal sottoscritto di precisare i venti più favorevoli esemplava che ieri, col piccolo maestrale, aveva fatto un chilo e mezzo tra vope, cefalotti e una spigola da 600 gr.