Archivi per il mese di Febbraio, 2012

funghi patogeni

Come imparare a camminare su un tacco 15 di fango durante l’attacco speculativo alla festa 40 /5

BLACK OUT! NO POWER! LE MANI A POSTO, NEH?!!!!

Sicuro che per Dorian Gray si trattava della conferma di un inemendabile, provinciale pressapochismo organizzativo mentre per tutto il resto dei partecipanti era solo un piccolo, trascurabile incidente che presto avrebbe trovato rimedio.

Ma chi lo andava a pensare che il magnetotermico stava messo nel Nevada?

I minuti passavano, la corrente non tornava, il festeggiato carambolava nell’oscurità dalle stalle ai casotti della servitù attraversando pantani e merdai vari, scandagliando tombini e aprendosi varchi col machete in una distesa di granturco, alla ricerca dell’interruttore bastardo. Gli faceva luce Tina Pica che aveva con sé, all’uopo, un cero da processione.

Prima di cominciare a parlare di attacco speculativo alla festa 40 sferrato dal Neu’antri Club e da tutto il cucuzzaro imperialista, si udirono svariate interpretazioni circa i motivi del black out:

  1. L’elettricità era venuta a mancare in tutta la regione per un guasto alla centrale
  2. L’elettricità era venuta a mancare in tutto il Mezzogiorno per un delirio di onnipotenza di Equitalia
  3. Il mondo aveva avuto un mancamento a causa del fatto che il Tissi s’era messo a scuoterlo con una potenza inaudita
  4. Gesù non voleva - che cosa non si sa, ma il tizio che non si riconosceva nel patto sociale pretendeva di terrorizzare le genti pronunciando quelle parole, sbarrando gli occhi e rantolando come un cretino. Pare che ’sto strambo sia riuscito a passare in rassegna tutti gli astanti col suo fiato apocalittico (anche perché, in segno di frugalismo, s’era messo a mangiare la biada del cavallo e ce l’aveva ancora fra i denti) e pare anche che fu proprio quando arrivò il suo turno di sorbirselo che DJ S’è Perso abbia maturato la convinzione di eliminarlo fisicamente.

Gli invitati ingannavano il tempo procurando un gran lavoro al mastro biberoniere Giorgio Kulashaker Mancino, il quale, avendo passato tanti anni in una cella di isolamento al buio nella Guyana francese, aveva imparato a fare al buio tuttecose. Solo, data l’altissima domanda di beveraggi alcolici, doveva far fronte al rischio scarsità delle risorse ricorrendo a “freeway cola, idrolitina, ben cola, frizzina, spuma, amaro dom bairo, liquore strega, grappa bocchino, crema di zabaglione zabov, mandarinetto isola bella …”, molte di queste bibite sottratte al corredo funerario dell’ultimo deceduto degli Alcolisti Anonimi di zona. DJ Tommaso Accroccodiconsonantiacasaccio’Erti decideva di contendere al Tissi la palma del più accanito bevitore della serata e andava perdendo a vista d’occhio la sua proverbiale compostezza. Presentato ad una ragazza, delirava “Come? Non mi conosci già? Io sono un noto scienziato adattamentista di Bari …”

Di ritorno dai campi di granturco a nord-est, il Vaccarelli attraversava il patio della villa trotterellando tutto impanicato in mezzo a capannelli di amici immersi in amabile cazzeggio che cercavano di strappargli una parola di speranza sul ritorno della corrente. Ma questi subito si ritraevano sgomenti per il pericoloso roteare di machete di quello.

“Prestami un po’ la tua durlindana” lo aveva pregato DJ S’è Perso.

“Non posso, Andrè, sono diretto verso i campi di cotone a sud-ovest. Mi serve ancora.”

Tale Sergio Rendina, sedicente intellettuale latouchiano, sdottoreggiava: “Bene così, dobbiamo tutti abituarci a consumare di meno. È la decrescita felice”. Il Vaccarelli, udite en passant solo le ultime parole del predicozzo, parve sentirsi insolentito. Ma come? Decreto CresciNico e compagnia bella per mettere su tutto questo caravanserraglio e lo stronzo se ne esce con la decrescita, per giunta felice???? ‘Sto cazzo! Tina Pica già faticava a tenerlo ché gli stava scattando l’ignoranza, tuttavia dalle labbra a cuoricino del Vaccarelli partiva uno sputo violento e teso che andava a dislocarsi nell’occhio destro del Rendina. E mentre la pastella biancastra gli colava giù dall’occhio lungo la guancia, la starlet delle Sacco’s & The City, infieriva sul Rendina: “Tu con le tue menate c’entri come il quattro di spade quando la briscola è a coppe”. Naturalmente, a sbiancare in questo modo l’intellettuale, non altri poteva essere che Briscola Donnadispalle Rida, anche se presentandosi ella di spalle e immersa com’era nell’oscurità, si sarebbe detto che il monito venisse dal nulla. L’eroina del fotoromanzo postmoderno stava imparando a mimetizzarsi coi buchi neri e, come tale, destinata a diventare oggetto di approfondito studio nonché feticcio e astro guida per DJ S’è Perso.

Vedendolo nuovamente allontanarsi, si poteva osservare il singolare fenomeno della fanghiglia che risaliva lungo gli arti inferiori del neoquarantenne. Ove mai la festa fosse ripresa c’era già chi stava pensando di ciulare le sfavillanti protesi gambarie in fibra di tungsteno di Angioletta Cuchy per poi impiantarle alla meglio al festeggiato così da permettergli di tornare a risplendere nel giorno della sua festa.

part five

minimi sistemi

GIORNO DELLA MEMORIA E NEGAZIONISMO

un mio pezzo su SUDCRITICA (http://www.sudcritica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=356%3Asmemoratezze-nel-giorno-della-memoria&catid=1%3Asudcritica-modugno&Itemid=2)

SS

Dai giudici dell’Aja agli amministratori di Modugno;  quello, il paese muto

di Nicola Sacco
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I giudici dell’Aja al servizio della ragion di Stato

La recente sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja offre l’occasione, per il vero non troppo fausta, di tornare su un tema che ogni hanno, verso la fine del mese di Gennaio, viene ad essere al centro di svariate iniziative commemorative: l’importanza di ricordare le vittime del nazifascismo, delle leggi razziali, della Shoah. Si ricordi come tale necessità, prima di approdare in Italia alla legge istitutiva del Giorno della Memoria, fosse avvertita e sorgesse in ambito internazionale sotto forma di proposta, alla quale il Parlamento italiano ha poi aderito con la legge n. 211 del 2000.

In nome del diritto internazionale, oggi, invece la Corte dell’Aja nega il risarcimento alle famiglie delle vittime delle atrocità naziste: risarcimento chiesto dall’Italia (da avvocati italiani) allo stato tedesco in relazione a tre stragi compiute dalle SS in località italiane durante la II Guerra Mondiale con centinaia di vittime innocenti tra donne, anziani e bambini. Argomentazione chiave di questa sentenza è la salvaguardia della immunità di uno stato sovrano. Bene, viene da chiedersi come mai i principi di “cessione di parte della sovranità” debbano valere nel campo delle politiche economiche ma non sul terreno delicato dei diritti individuali, diritti peraltro colpiti da una violazione che reca, nella sua eccezionalità storica, il segno di un’enormità tanto luttuosa quanto inenarrabile. Pare, infatti, che la Corte internazionale statuisca più che altro questo: l’irrilevanza dei diritti individuali di fronte alle superiori ragion di stato.

Dunque, a che serve ricordare? A cosa mai possa servire questo esercizio - ribadisco, in origine oggetto di una proposta internazionale - se non se ne approfitta al momento giusto, cioè quando ci si ritrova a metter mano a questioni che sono evidentemente ferite aperte?

Pur respingendo la tentazione di dire che il Giorno della Memoria, già prossimo a un rituale stanco, non serva a niente, bisognerà pur prendere atto dell’occasione perduta, occasione che, se al contrario fosse stata colta, avrebbe consentito di esclamare: “ricordare serve a qualcosa!” E serve a qualcosa quando il nobile sentimento che lo anima si cala nel concreto e con la tragica concretezza dell’umanità perseguitata fa i conti. Purtroppo non si riscontra questo avviso nei giudici dell’Aja ma c’è da aggiungere che, ben oltre questo caso, il rischio che della memoria non si faccia buon uso è quanto mai reale e diffuso. E pensare che a motivarne la celebrazione - lo si dice e lo si sente dire solennemente – c’è la convinzione che così facendo si riesca a non abbassare la guardia, che si possa restare vigili e pronti a reagire non appena affiorino, nella società e nella politica, quei segnali (o condizioni) inquietanti che riconducono alla cupezza di certi processi novecenteschi sfociati poi negli orrori più impensabili. Ma nonostante i concetti sacrosanti cui si accompagna la formula “per non dimenticare”, troppo spesso accade che gli occhi restino ben chiusi sui pericoli del presente.

Chi scrive ritiene che il Giorno della Memoria sia in grado di dispiegare tutti i suoi significati solo a patto che non si distolga l’attenzione, oggi, da due elementi che si compenetrano: democrazia e diritti fondamentali dell’uomo. L’una non può sussistere senza gli altri, e viceversa. La negazione dei diritti fondamentali dell’uomo non può che risolversi in una sconfitta per la democrazia. E a calpestare le regole della democrazia non può che essere il disegno di attaccare i diritti fondamentali dell’uomo.

L’assessore in fuga se ne sta al Cavallino

C’è un giudice a Berlino. Ci sono altri giudici all’Aja. Altri ancora a Modugno (BA). Quelli di Modugno sono per lo più usurpatori di funzioni pubbliche, si occupano di bassa politica e decidono con una perentorietà e un’inappellabilità precluse a qualunque altro tipo di giudice. Per emettere una sentenza di condanna al mutismo di questo paese, essi hanno calpestato le elementari regole della democrazia, procedendo con le più moderne tecniche di eliminazione dell’avversario politico, oltraggiando i basilari principi  di pluralismo , di tutela delle minoranze, della normale dialettica maggioranza-opposizione. Vanificando, in definitiva, la libertà di voto.

I gerarchi del regime modugnese nondimeno trascurano di preparare l’uomo nuovo. L’uomo nuovo deve avere due qualità: l’indifferenza verso le regole democratiche e l’insensibilità di fronte allo stato di prostrazione in cui versa la propria città sotto i più diversi aspetti (questione ambientale, questione morale e via discorrendo).

Se il panorama è questo, nessun rappresentante attuale delle istituzioni modugnesi può permettersi, né gli conviene, il passo falso di celebrare Il Giorno della Memoria. Risulta però che un assessore abbia preso parte ad una manifestazione per ricordare la Shoah. Risulta altresì che la stessa manifestazione si tenesse in un luogo sufficientemente lontano dal cuore della città (cioè nella struttura di ricovero per anziani Hotel Cavallino). Che abbiano avuto un soprassalto di pudore? O sono ancora ben determinati a fare in modo che la memoria stia alla larga da Modugno?