BLACK OUT! NO POWER! LE MANI A POSTO, NEH?!!!!

Sicuro che per Dorian Gray si trattava della conferma di un inemendabile, provinciale pressapochismo organizzativo mentre per tutto il resto dei partecipanti era solo un piccolo, trascurabile incidente che presto avrebbe trovato rimedio.

Ma chi lo andava a pensare che il magnetotermico stava messo nel Nevada?

I minuti passavano, la corrente non tornava, il festeggiato carambolava nell’oscurità dalle stalle ai casotti della servitù attraversando pantani e merdai vari, scandagliando tombini e aprendosi varchi col machete in una distesa di granturco, alla ricerca dell’interruttore bastardo. Gli faceva luce Tina Pica che aveva con sé, all’uopo, un cero da processione.

Prima di cominciare a parlare di attacco speculativo alla festa 40 sferrato dal Neu’antri Club e da tutto il cucuzzaro imperialista, si udirono svariate interpretazioni circa i motivi del black out:

  1. L’elettricità era venuta a mancare in tutta la regione per un guasto alla centrale
  2. L’elettricità era venuta a mancare in tutto il Mezzogiorno per un delirio di onnipotenza di Equitalia
  3. Il mondo aveva avuto un mancamento a causa del fatto che il Tissi s’era messo a scuoterlo con una potenza inaudita
  4. Gesù non voleva - che cosa non si sa, ma il tizio che non si riconosceva nel patto sociale pretendeva di terrorizzare le genti pronunciando quelle parole, sbarrando gli occhi e rantolando come un cretino. Pare che ’sto strambo sia riuscito a passare in rassegna tutti gli astanti col suo fiato apocalittico (anche perché, in segno di frugalismo, s’era messo a mangiare la biada del cavallo e ce l’aveva ancora fra i denti) e pare anche che fu proprio quando arrivò il suo turno di sorbirselo che DJ S’è Perso abbia maturato la convinzione di eliminarlo fisicamente.

Gli invitati ingannavano il tempo procurando un gran lavoro al mastro biberoniere Giorgio Kulashaker Mancino, il quale, avendo passato tanti anni in una cella di isolamento al buio nella Guyana francese, aveva imparato a fare al buio tuttecose. Solo, data l’altissima domanda di beveraggi alcolici, doveva far fronte al rischio scarsità delle risorse ricorrendo a “freeway cola, idrolitina, ben cola, frizzina, spuma, amaro dom bairo, liquore strega, grappa bocchino, crema di zabaglione zabov, mandarinetto isola bella …”, molte di queste bibite sottratte al corredo funerario dell’ultimo deceduto degli Alcolisti Anonimi di zona. DJ Tommaso Accroccodiconsonantiacasaccio’Erti decideva di contendere al Tissi la palma del più accanito bevitore della serata e andava perdendo a vista d’occhio la sua proverbiale compostezza. Presentato ad una ragazza, delirava “Come? Non mi conosci già? Io sono un noto scienziato adattamentista di Bari …”

Di ritorno dai campi di granturco a nord-est, il Vaccarelli attraversava il patio della villa trotterellando tutto impanicato in mezzo a capannelli di amici immersi in amabile cazzeggio che cercavano di strappargli una parola di speranza sul ritorno della corrente. Ma questi subito si ritraevano sgomenti per il pericoloso roteare di machete di quello.

“Prestami un po’ la tua durlindana” lo aveva pregato DJ S’è Perso.

“Non posso, Andrè, sono diretto verso i campi di cotone a sud-ovest. Mi serve ancora.”

Tale Sergio Rendina, sedicente intellettuale latouchiano, sdottoreggiava: “Bene così, dobbiamo tutti abituarci a consumare di meno. È la decrescita felice”. Il Vaccarelli, udite en passant solo le ultime parole del predicozzo, parve sentirsi insolentito. Ma come? Decreto CresciNico e compagnia bella per mettere su tutto questo caravanserraglio e lo stronzo se ne esce con la decrescita, per giunta felice???? ‘Sto cazzo! Tina Pica già faticava a tenerlo ché gli stava scattando l’ignoranza, tuttavia dalle labbra a cuoricino del Vaccarelli partiva uno sputo violento e teso che andava a dislocarsi nell’occhio destro del Rendina. E mentre la pastella biancastra gli colava giù dall’occhio lungo la guancia, la starlet delle Sacco’s & The City, infieriva sul Rendina: “Tu con le tue menate c’entri come il quattro di spade quando la briscola è a coppe”. Naturalmente, a sbiancare in questo modo l’intellettuale, non altri poteva essere che Briscola Donnadispalle Rida, anche se presentandosi ella di spalle e immersa com’era nell’oscurità, si sarebbe detto che il monito venisse dal nulla. L’eroina del fotoromanzo postmoderno stava imparando a mimetizzarsi coi buchi neri e, come tale, destinata a diventare oggetto di approfondito studio nonché feticcio e astro guida per DJ S’è Perso.

Vedendolo nuovamente allontanarsi, si poteva osservare il singolare fenomeno della fanghiglia che risaliva lungo gli arti inferiori del neoquarantenne. Ove mai la festa fosse ripresa c’era già chi stava pensando di ciulare le sfavillanti protesi gambarie in fibra di tungsteno di Angioletta Cuchy per poi impiantarle alla meglio al festeggiato così da permettergli di tornare a risplendere nel giorno della sua festa.

part five