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le torsioni dell'anaconda

La gabbanella

(…) aveva destato la mia attenzione per il suo greve odore; già aveva avuto il tempo di riscaldarmisi addosso e mandava un puzzo sempre più forte dii medicine, di impiastri e, come mi pareva, di non so qual putridume, il che non faceva meraviglia, dato che da tempo immemorabile non abbandonava le spalle dei malati. Forse la sua fodera di tela sul dorso era stata qualche volta lavata, ma di sicuro non lo so. In cambio questa fodera era presentemente imbevuta di ogni possibile sgradito umore, di fomente, di acqua scolata dai vescicanti incisi, e via dicendo. Inoltre nelle corsie dei detenuti ne comparivano molto spesso di quelli puniti con le verghe, col dorso tutto piagato; venivano curati con fomente, e perciò la gabbanella, indossata direttamente sulla camicia bagnata, non poteva assolutamente non deteriorarsi: a tal punto ogni cosa vi si depositava sopra. E durante tutto il tempo passato da me nel reclusorio, in tutti quei vari anni, appena mi accadeva di andare all’infermeria (e ci andavo piuttosto spesso), indossavo ogni volta la gabbanella con timorosa diffidenza. In particolar modo poi non mi piacevano i pidocchi, grandi e notevolmente grassi, che a volte si incontravano in quelle gabbanelle. I detenuti li giustiziavano con voluttà, tanto che, quando sotto la spessa e sformata unghia del detenuto si udiva lo schiocco della bestia giustiziata, perfin dal viso del cacciatore si poteva giudicare del grado di piacere da lui provato.

F. M. Dostoevskij

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L’esondazione degli ossicini

Succede oggi a Genova (leggi qui) ma era già successo nel romanzo Le Torsioni dell’Anaconda di Nicola Sacco:

(…) Pioveva con insistenza da quarantotto ore. Allagamenti, vigili del fuoco a sgorgare scantinati, vetture in panne. Un soppalco di nubi spesse che murava il cielo, un lavoro ben fatto davvero, senza la minima crepa. Questa pioggia battente sarebbe durata ancora a lungo. E il circo, per il quale Corrado ha comprato un biglietto, stasera non si fa. Il campo di terra battuta su cui sorge il tendone è un acquitrino, le bestie sono state spaventate dai tuoni, i lampi hanno messo una pericolosa elettricità nell‟aria quindi è meglio che restino chiuse in gabbia; le strade sono impraticabili, il flop della serata è assicurato. La serata dell‟anaconda è rinviata.

(…)

La mattina dopo la perturbazione era passata, il sole entrava borioso dalle finestre.
La rovina sfavillava.
Innocenza uscì a primo mattino per la visita a Ivano.

“Signora qui oggi non si può entrare.” Il becchino le stava impedendo l’accesso nella zona di suo marito.
L’auto dei vigili urbani ferma davanti all’imboccatura del cimitero abusivo coi lampeggianti accesi. Una squadra di vigili del fuoco dragava, su un gommone a pelo d’acqua, tutta la discarica, recuperando coperchi di legno, schegge di cofani, cenci, crani e tibie.
Cristomoi, che vergogna, che vergogna! Scoprire che la tomba non c’era più. Annegata in un lago d’acqua. Con le frasche e le ossa alla fonda, trasportate di qua e di là dall’acqua smossa dal gommone. E quale vergogna scoprire di doversi allontanare per via della presenza di un anaconda. Il beccamorto glielo aveva detto. Che era scappata dal circo. E chissà come, era finita qui nel camposanto. Magari s’era attorcigliata al sotto di un‟auto funebre, alle mammelle della macchina del morto. E qua adesso non si poteva più stare.
Questo ulteriore affronto era opera del maligno.
Quel che restava di un fegato già abbondantemente roso, le fu ricacciato a viva forza in gola dalla mano invisibile dell’oltraggio.

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circo acquatico

Pioveva con insistenza da quarantotto ore. Allagamenti, vigili del fuoco a sgorgare scantinati, vetture in panne. Un soppalco di nubi spesse che murava il cielo, un lavoro ben fatto davvero,   senza la minima crepa. Questa pioggia battente sarebbe durata ancora a lungo. E il circo, per il quale Corrado ha comprato un biglietto, stasera non si fa. Il campo di terra battuta su cui sorge il tendone è un acquitrino, le bestie sono state spaventate dai tuoni, i lampi hanno messo una pericolosa elettricità nell’aria quindi è meglio che restino chiuse in gabbia; le strade sono impraticabili, il flop della serata è assicurato. La serata dell’anaconda è rinviata.

Ci teneva ad andarci. Di anno in anno tra le attrazioni speciali s’erano susseguiti dromedari, tori, un lama, un coccodrillino, i ratti nudi, una scimmia arietata, il nano mammuttoide, un gibbone sodomita e la iena piagnisteo. Ogni volta i domatori chiedevano se qualcuno del pubblico aveva voglia di scendere in pista a fare due carezze alla bestia. Bimbetti disposti a farlo, Corrado lo sapeva, ce n’erano sempre. Questa volta l’attrazione speciale era l’anaconda. E se ci fossero stati dei bimbetti volontari ad avvicinarla lui sarebbe stato tra quelli. Se glielo avessero permesso l’avrebbe tenuta anche intorno al collo per qualche secondo. E magari a trepidare tra il pubblico c’era lei. Anzi, certamente c’era. Marcella. Dopodiché lui avrebbe risalito gli spalti, sarebbe andato a sederle vicino e avrebbe detto: “Hai visto?”. Ma benché avesse pianificato tutto, la stramaledetta pioggia gli stava mandando tutto in malora.

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Arti

Stregoni del borgo antico non ce n’erano più da un pezzo. Eppure sarebbero serviti, portatori com’erano di quella filosofia dei nati morti secondo la quale si spallavano i bambini. La “spallatura” era una delle prove iniziatiche “prime” della vita. Se nascere voleva dire incamminarsi verso la morte, bene, non si va incontro alla morte dando in ismanie. Quando un bambino piangeva e strillava fino a soffocarsi e non si riusciva a capirne il motivo, dopo ore e ore di tentativi inutili di venirne a capo, quando la creatura era ormai cianotica dal pianto disperato, ci si decideva a portarla dallo stregone del borgo antico. Questi poteva essere uomo o donna, un’età attorno alla settantina e una fissità di corpo piantato sulla seggiola davanti ai sottani. Ricevevano la creatura dalle mani del genitore e se la disponevano di traverso sulle cosce, a pancia in giù. Cominciavano con degli energici massaggi, imposizioni delle mani. Calcavano più che potevano i palmi delle mani sul piccinino. E già qui un profano poteva pensare che gli stavano solo facendo male. Dopodiché lo sollevavano tenendolo dalle ascelline e sembrava volessero offrirlo al pubblico che presenziava al rito. Quindi avvicinavano il corpicino al loro busto, curandosi che la creatura fosse sempre rivolta alla platea, gli passavano tutte le loro braccia vizze sotto le ascelle, come per imbracarlo, e prendevano a spingere col loro torace sulla spalla del bambino. La creatura si inarcava col pettino tutto spinto in fuori e le braccine e le gambine tirate invece indietro. Poteva sembrare una violenza inaudita, che ‘sti vecchioni volessero spezzarlo in due, in tre, farlo a brani, stracciarselo e magari poi mangiarselo. Ma nel frattempo il piccinino si andava calmando, fino a chetarsi del tutto, completamente rasserenato. Gli restava negli occhietti curiosi solo un velo di stupore con cui guardarsi attorno e un senso di appagamento, di sazietà che non di rado veniva sancito con un bel ruttino. E come in preda a un risveglio davvero più spirituale che fisico veniva restituito ai genitori che erano stati lì ad assistere a questo numero apparentemente da circo senza mai, minimamente, preoccuparsi. Sicuri dell’arte dello stregone del borgo antico.

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innocenza e beatitudine /2

le torsioni dell'anaconda

innocenza e beatitudine

C’era per esempio la sua vicina di casa, Beatrice, sua coetanea. Andavano insieme a messa la domenica pomeriggio, insieme ai funerali e insieme ai consòli, i banchetti che ai funerali facevano seguito come prosecuzione del lutto con altri mezzi. Countinua a leggere »

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Tutti al mare

Uno sterrato separa la lingua d’asfalto dagli scogli bassi e la spiaggia sembra salire fin sopra alla sede stradale, mischiarsi a questa. Arrivando qui in macchina, fino a cinquanta metri prima, guardando in direzione della spiaggia, sembra di vedere il semaforo piantato nel bagnasciuga, sempre lampeggiante al giallo, presso cui ci sta una kosovara calva e sdentata da cui si possono comprare uova e asparagi. Loro, i kosovari, se li stanno cucinando insieme, uova e asparagi, seduta stante, sul ciglio stradale, con un’incerata come riparo dagli sbuffi d’acqua.


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De Anaconda


Pioveva con insistenza da quarantotto ore. Allagamenti, vigili del fuoco a sgorgare scantinati, vetture in panne. Un soppalco di nubi spesse che murava il cielo, un lavoro ben fatto davvero, senza la minima crepa. Questa pioggia battente sarebbe durata ancora a lungo. E il circo, per il quale Corrado ha comprato un biglietto, stasera non si fa. Il campo di terra battuta su cui sorge il tendone è un acquitrino, le bestie sono state spaventate dai tuoni, i lampi hanno messo una pericolosa elettricità nell’aria quindi è meglio che restino chiuse in gabbia; le strade sono impraticabili, il flop della serata è assicurato. La serata dell’anaconda è rinviata. Countinua a leggere »

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Al mattino, Seba, il serpentone lo vide formarsi e cominciare a scorrere molto lentamente. Countinua a leggere »

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Eros e Thanatos, sempre loro


Hai capito che nel dugento si combinavano scopinicchi nelle tombe etrusche di Tarquinia?

Quei valentoni dei Templari, dunque, a spassarsela mica poco nei convegni carnali sui sacri avelli.

Iohannes se la tirava dietro fin là sotto, la Maria del Balivo, e la insolentiva: “sarcofaga tra sarcofaghi!”. Fino a che la Mariuccia non capitolava.

Hai capito come si accompagnava il viaggio nell’aldilà dei strapassati?

Funziona così: non è che proprio si accompagna ma ci si ingerisce dopo centinaia d’anni, scendendo belli ingrifati nell’incunabolo e lo si prende a deliziare a suon d’amplessi , quel viaggio. Una specie di pornhub medievale, più virtuale dell’odierna virtualità. Nella prospettiva e forse anche fiducia di certo guardonismo sepolcrale. Violazione terrificante e spettacolino lubrico insieme, a danno e trastullo dei defunti.

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