Succede oggi a Genova (leggi qui) ma era già successo nel romanzo Le Torsioni dell’Anaconda di Nicola Sacco:

(…) Pioveva con insistenza da quarantotto ore. Allagamenti, vigili del fuoco a sgorgare scantinati, vetture in panne. Un soppalco di nubi spesse che murava il cielo, un lavoro ben fatto davvero, senza la minima crepa. Questa pioggia battente sarebbe durata ancora a lungo. E il circo, per il quale Corrado ha comprato un biglietto, stasera non si fa. Il campo di terra battuta su cui sorge il tendone è un acquitrino, le bestie sono state spaventate dai tuoni, i lampi hanno messo una pericolosa elettricità nell‟aria quindi è meglio che restino chiuse in gabbia; le strade sono impraticabili, il flop della serata è assicurato. La serata dell‟anaconda è rinviata.

(…)

La mattina dopo la perturbazione era passata, il sole entrava borioso dalle finestre.
La rovina sfavillava.
Innocenza uscì a primo mattino per la visita a Ivano.

“Signora qui oggi non si può entrare.” Il becchino le stava impedendo l’accesso nella zona di suo marito.
L’auto dei vigili urbani ferma davanti all’imboccatura del cimitero abusivo coi lampeggianti accesi. Una squadra di vigili del fuoco dragava, su un gommone a pelo d’acqua, tutta la discarica, recuperando coperchi di legno, schegge di cofani, cenci, crani e tibie.
Cristomoi, che vergogna, che vergogna! Scoprire che la tomba non c’era più. Annegata in un lago d’acqua. Con le frasche e le ossa alla fonda, trasportate di qua e di là dall’acqua smossa dal gommone. E quale vergogna scoprire di doversi allontanare per via della presenza di un anaconda. Il beccamorto glielo aveva detto. Che era scappata dal circo. E chissà come, era finita qui nel camposanto. Magari s’era attorcigliata al sotto di un‟auto funebre, alle mammelle della macchina del morto. E qua adesso non si poteva più stare.
Questo ulteriore affronto era opera del maligno.
Quel che restava di un fegato già abbondantemente roso, le fu ricacciato a viva forza in gola dalla mano invisibile dell’oltraggio.