funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /10

L'Histoire Érotique
Miei infiniti lombi in sudore, dove sei finito? Mentre tutti mi rincorrono e mi invocano tu vai a correre cronometro pianeggianti. Ti devi appalesare. E invece di salire a me mi imponi la tetra liturgia dell’attesa. Perché prima o poi ci scambieremo i simboli della nostra carità terrena …
“Oh, mia sovrana. Insegnami le gioie del cardinalesimo, dell’incardinamento e dello scardinamento.”
Ci sarebbe allora il soprassotto … il cominciamento grande. Oh, Angelo! Dove mi stai portando? Ovvero, dove mi stai seguendo? Io sono deserto luogo di splendore, troppo fragile per essere sporcata dalle ingiurie del Tempo. Miei infiniti lombi, dove sei? Cosa pensi quando pensi a me? Cosa vedi? Cosa riesci a dire?
“Penso di essere un’ondulazione nell’inguine del Tempo. Lungo la curva di quell’inguine scorre in rivolo di sudore che talora si dislaga e quindi vado a bagnarmici i piedi. Se dal pelo del lago sporge un masso allora mi ci siedo. E ti penso.”
Verrai con me a vagabondare nella campagna di notte a primavera quando è tutto verde e la natura risvegliata esplode in una minaccia di viluppi?
“Verrò da te.”
Devi leggermi nelle preghiere che ti insegno. Potrai sentirmi. Sono tutta lì dentro. Poi non so se ti piacerò un po’ o se ti piacerò che non si può fare senza … Sono mezza cieca e avevo questi occhi belli belli che quelli che mi guardano ci vedono dentro come un film, come il diorama e rimangono incantati e io certi momenti sono un santa, e quelli che guardano si inginocchiano e chiedono perdono, in altri una stregaccia … ho le gambe nude e sono scalza … Sono scappata via e sono sola. Ma tu fa d’esistere.
“Magnifica e sontuosa rosellina, non sei sola. Attraverso le preghiere che m’insegni ti posseggo. Mia sovrana, sono in balìa dei tuoi inferi. Sono nelle tue viscere e agli occhi ho lacrime grosse come zibibbi.”
Pretendo ancora tue ascese e riscontro e giudizio e amore. Sono emozionata, devo calmarmi. Non riesco a intercedere.
“Non ce la faccio a salire. Ho le gambe di marmo.”

(continua)

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funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /9

L'Histoire Érotique
Sono andata a dormire, ho fatto un sogno di carne poi mi sono svegliata e adesso non posso più dormire.

“E per colpa mia? Non idealizzarmi troppo, per me conta molto la bici ma nel resto della carne sono al di sotto delle attese. Per non dire una grossa delusione. Ma forse sto facendo il deficiente, perdonami.”
Sì, stai facendo il deficiente. Avevo visto nei tuoi garretti delle cose inattese, straordinarie, eri riuscito nella tua sofferenza di scalatore a scolpire frasi d’amore. Potevo leggerle, io, di quelle che una donna passa una vita intera senza mai sentirsele dire. Neanche mi pareva vero, sembrava di colloquiare con l’anima di un poeta. E poi? Neanche passa un giorno che mi ritrovo di fronte uno che boccheggia quattro scuse. E non venirmi a parlare di idealizzazioni e altre minchiate. Volevi interagire con la madonna? Bene la madonna è anche questa donna abbastanza risentita perché tu ti spaventi di me. Se non riposo, certo non dipende da te. Certo non può dipendere da te, sia chiaro. Allora tu mi rispondi come un deficiente. Ma qui non si tratta di farmi un dispetto se tu scali la montagna o desisti, quello che posso fare per te è sentire se ci sei come uomo o meno ma, se questo talento tu non hai, ti metterei al tuo giusto posto argomentando con solide basi, sulla roccia e non sull’argilla. Quello che fa una vera e buona madonna è indirizzare dolcemente, guidare il talentuoso verso la completa realizzazione della sua preghiera; lo aiuta sminare il terreno, a confrontarsi con i suoi fantasmi, a fare un viaggio dentro se stesso. Io che sono una poveretta ancorché primitiva, rozza e magmatica il passo della madonna ce l’ho, innato, ed è una dannazione. E se non l’avessi avuto magari mi sarei offesa, magari avrei fatto dell’altro e invece no. Può darsi che tu sia un atleta eccellente e non un uomo; o può darsi che tu sia un grande uomo, ma chiunque tu sia adesso il tuo talento va guidato, nutrito, sorretto. Può darsi pure che tu pedali solo per evadere da un mondo del cazzo che ti tiene prigioniero, ma se è così non sei un uomo vero. Gli uomini veri sono dei dannati! Lo capisci?
“Ma la mia era solo professione di modestia. Io credo di essere davvero deludente come uomo. Ti ho parlato così perché c’è anche chi, vicino a me, pensa davvero che io sia una persona deludente, non certo perché mi spaventi di te. E poi, via, da quel poco che ho capito di te, sei una che spaventa. E io l’ho capito, che non debbo spaventarmi.”
C’è un momento, quando sei lì a morire in bici, in cui hai un’espressione di grande dolcezza, che viene voglia di farti una carezza, di farti da madre. Ci sono altri momenti, più cattivi, in cui la smorfia di fatica sul tuo volto ti fa sembrare un internato in un reclusorio minorile. Sembri due persone diverse, forse sei l’una e l’altra e io non ci capisco più niente. Non capisco più cosa ci stiamo dicendo e perché ci parliamo; io sono incuriosita da te, sono ammirata dalla tua tenacia … Certo che faccio paura. A tratti susciti in me il desiderio di farti un po’ male, come si farebbe con un animaletto indifeso, come certi mostri fanno … Non capisco più se è solo una mera questione ontologica di scopate. E poi ti ho trovato un meraviglioso patronimico: infiniti lombi in sudore e in loro un’ave maria. Commenta.
“Anche quello avevo capito, il desiderio di farmi un po’ male. E ti chiedo: non dovrei spaventarmi?”
Lo puoi intuire, cazzo? A me mi hanno corteggiato di buone e meno buone preghiere per centinaia d’anni …. Hai capito?!? E non sparire!
“E non sparisco. Andiamo avanti con la tenzone, allora. Marrana!”
No, sei un ragazzetto che non sa quel che dice, che si crede che basta scalare tre o quattro volte la rupe per arrivare al cuore di un simulacro di bronzo, per scoprire il mio segreto. Che stolto che fosti! Ti abbandono lì dove non ti ho mai trovato.
“Non ho mai creduto che bastassero tre o quattro salite. Mai! Tu sei una donna crudele che mi tratta come un ragazzetto deficiente e servo. Ma io spero ancora di conoscerti, di conoscere la tua incarnazione.”
Tu mi devi adorare.
Il Beato Angelico ebbe un incubo. Risvegliandosi tutto sudato prese a disegnarmi. Mi mise addosso vestiti di mago e mi fece chinare e mi colorò il mantello. Ma i suoi spasmi notturni non cessarono e nella mia postura si impresse in guizzo di agitazione, un trasecolare. Ero venuto per adorare la creatura ma la vista della vergine rosa mi fece barcollare.”

(continua)

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le torsioni dell'anaconda

restare fermi passin passetto

Il bisogno di seppellire i morti e la necessità ineludibile di dar corso a ai connessi rituali di lavaggio, ricomposizione e vestizione della salma, nonché la scrupolosa tradizione di manutenzione del sepolcro, sono in relazione di totale identificazione con la medesima ineludibile necessità che si prova di coprire il buco osceno, fetido, corruttore e mistificatore della morte. La morte deve essere ricoperta di fulgidi panneggi, preziosi tessuti, risplendenti abiti (i migliori che siano appartenuti al defunto). Perché questa è la Pietà. Mai ebbi e constatare che pietà l’è morta. Sbalorditiva impostura. Mai nella mia vita, mai nella comunità in cui vivo. Tutto ci parla della meravigliosa vicenda dell’uomo su questa terra, del compimento di umanità cui è chiamato (Hereafter, Departures, Michele Misseri, Un tram che si chiama desiderio, vitemarie e punticorradi in anaconda, Suttree pagg.. 178-182, gli zombies di Romero, i fortunato loperfido e sigismondo criscuolo), del nostro obiettivo di civiltà ormai già ben più che traguardato nella notte dei tempi (Antigone e i giudaico-cristiani imperativi ormai mitici). Cosa che equivale a dire che, meravigliose rappresentazioni di Clint Eastwood Yojiro Takita e Nicola Sacco a parte, è dalla notte dei tempi che non c’è progresso di civiltà, non è dato esserci. Non è dato Esserci.

funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /8

L'Histoire Érotique
Ma insomma, devi manifestarti! Dove sei finito? Non tollero, oh no!, non tollero, non più a lungo potrò tollerare il tuo silenzio! Porta qui il cazzo della tua figura intera! Voglio vederti, sbrigati! Sono stanca, patita, tormentata dai teleobiettivi, ho bisogno di riposare.

(continua)

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funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /7

L'Histoire Érotique
Nella notte lei gli appare.
Angelo, ti percepisco da lontano come ciò che mi manca. Come una primitiva forza della natura. Non scomparire. Quando torni? Non tollero essere abbandonata.
“Ti amerò domani. Tu però ancora non mi apostrofi. Aspettavo con ansia il tuo nomignolo, questo battesimo.”

(continua)

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funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /2

L’eros è conflittualità farneticante dell’io. il porno è, al contrario, oggettità irreciproca dei corpi non squalificata da nessun soggetto; oggettità che eccede il desiderio, o-scenità irrappresentabile. Carne senza concetto. [c.b.]
L'Histoire Érotique
Di nuovo su quei tornanti. L’arrampicata questa volta è un incubo di fatica, tendini e tessuti tirati allo spasimo sul punto di strapparsi. Troppo ravvicinata. Ma la smania di tornare sul luogo in cui lo spirito santo gli si era manifestato era incontenibile.

“Non voglio sapere qualcosa di te. Voglio che tu mi parli di te, Angelo. Mi s’è fatta voglia di sentire la tua voce.”
“Non saprei da dove cominciare. Fammi una domanda precisa.”
“Hai mai fatto il chierichetto?”
“Il chierichetto mai. Solo una volta, al quartiere popolare dove abitavano i miei nonni fui trascinato ad una messa dove si ritrovarono improvvisamente con penuria di chierichetti e mi fu proposto di assistere il prete nella funzione religiosa. Mi buttarono addosso una tunica troppo lunga nella quale non feci che inciampare tutto il tempo. E non sapevo poi cosa fare, sbagliavo tutti i movimenti nonostante mi fosse stato detto di non starmene troppo a preoccupare. Ma credo sia stato uno dei momenti più penosi della mia esistenza.”
“Il giorno più bello della tua vita.”
“Non mi sovviene. Sarà povertà di spirito?”
“Il tuo ricordo più antico.”
“Potrei confondermi, potrei credere di averne individuato uno e magari dopo scopro che ce n’è un altro prima.”
“Va bene, adesso vai che c’è tutta questa umanità che mi prega. Ma sappi che so cosa mi vorresti chiedere, per cosa vorresti che io intercedessi. Questo ti lega a me e da ora sei mio devoto. Devi manifestarti tu qui da me.”

funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /1

L’eros è conflittualità farneticante dell’io. il porno è, al contrario, oggettità irreciproca dei corpi non squalificata da nessun soggetto; oggettità che eccede il desiderio, o-scenità irrappresentabile. Carne senza concetto. [c.b.]
L'Histoire Érotique

All’inizio saliva per restare solo. Spingeva più forte degli altri sempre per restare solo. Poi comprese che era la conquista della vetta ad interessarlo. Intuiva con ciò di avvicinarsi in qualche modo all’esser caro agli dèi. Ascendere in bici, restare a spellarsi l’anima sulla roccia spellata poteva ben essere una penitenza a cui far seguire una richiesta d’aiuto rivolta direttamente alla madonna sommitale. Già discreta meta di pellegrinaggio.


In capo a una manciata di scalate della stessa rupe aveva capito che lo scollinamento era tutto. Fermarsi a guardare la statua, lasciarsi attraversare dalla spiritualità del luogo per sondarvi una qualche benevolenza, una disponibilità.
Altroché.
“Puoi fermarti, sai?” gli pareva di aver sentito. Non si sbagliava. “Anche darmi qualche lume su di te. Perché mi cerchi?”
Terrorizzato si buttò giù per la discesa. A rompicollo. E la notte che seguì fu angosciosa. Verso l’alba cominciò a esaminare le cose un po’ più razionalmente: ci sono madonne che piangono e piangono addirittura sangue, ci sono madonne che esalano nell’aria in nebulose che compongono figure vagamente mantellate. Perché meravigliarsi se la sua aveva scelto di parlargli? Solo non capiva come queste entità celestiali potessero aver bisogno di sapere. Come? Non conoscevano già tutto loro?

diario di un giullare timido, le torsioni dell'anaconda

Ascessi

elevato in ispirito, insensibile alle cose terrene, alle quistioni corporali, all’amor carnale, al secolo. grande santità. svolgo prieghi per le anime del purgatorio, digiuno, reco cerchi in ferro alla carne, parlo lugamente di dio, a satana cacogli in bocca. certe sirocchie mie seguitano l’esempio, conformandosi in cristo crocifisso e benedetto. se non predico sto mutolo.

mansueta l’anaconda, passa da un uscio all’altro e quando si parte da questo mondo grande compunzione nei cuori dei concittadini ché ellaserpe ricordava i miracoli miei.

ho le stimmate.

dio vuole cinquantamila euro per il riscatto.

altri spot

Che può la vanità

Gli sembrava … come dire … congruo, equo, affrontabile: “Tu, domani mi fai trovare settecento euro sul conto e io ti credo”. Enzo, rivolgendosi al cielo, gesticolava anche duramente.

“Smettila”, diceva chi lo stava ad ascoltare.

“Scusa, ma perché, ci rendiamo conto?” Ruotò gli occhi arrossati sul volto di lei. “Che cazzo gli sto chiedendo: settecento euro. Settecento euro noi due ce li sputtaniamo subito, per sopravvivere. Mentre lui ci guadagna un devoto per tutta la vita. Cioè, mi sembra che sia il minimo, no? Cioè, ma neanche il minimo: il basilare, il necessario. Gli sto chiedendo solo la possibilità di far fronte ai giorni, comprare il pane domani, sbattere uno sguiccio di benzina nella scassa e non farmele tutte ma proprio tutte a piote. Possibile che sembri una richiesta assurda?”

“Non è così.”

“Perché no? Questo regalo a lui non costa nulla. Se uno non ci crede ma è disposto a ravvedersi lui qualcosa la deve pur fare, no? Che cosa ci guadagna a tenermi così arrabbiato ed esasperato?”

“Ma com’è che non capisci, Enzo? Lui ha già fatto molto, ti ha regalato un cervello.”

Bum!

Per come lo aveva detto lei, in un tale stato di pietà dolente, sembravano non esserci dubbi. Gli sembrò una cosa così bella, un dono veramente, che non poteva non sentirsi grato, addirittura enormemente e intensamente grato verso colui che gli era stato indicato, in uno squarcio di luce, come Il Munifico.

Non solo: sempre per come lo aveva detto lei sembrava essere logico. Di quella logica ferrea e inoppugnabile di cui si erano sempre serviti gli avversari proprio per negarne l’esistenza. E poi gli sembrò pure che l’ateismo duro e puro era in fondo una faccenda di ricchi sereni, benestanti, pienamente borghesi. E che lui col suo cervello, e tutte le ristrettezze della vita, adesso sai che fior di mistico poteva essere?

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