La tre giorni del Caffè Letterario è stata una camera iperbarica fatta arrivare a Modugno grazie all’abnegazione e all’ansia di partecipazione dei ragazzi di Giovani Menti Attive in collaborazione con la scuola di formazione Antonino Caponnetto. Ad un paese ad ossigenazione (dei tessuti) limitata è stata data l’opportunità di farsi somministrare un po’ d’aria pulita. Non tutti quelli che potevano beneficiarne però hanno saputo approfittarne. Già, perché in questo comune, letteralmente ammorbato da un’aria pestilenziale, da anni, si preferisce soprassedere, lasciare andare e mandare in vacca tutto quanto. E anzi no. Forse non è questo. Forse il fatto che ci sia puzza di merda, merda originale, che si diffonde nel centro abitato quasi che questo fosse un unico, sconcio vicolo pieno di miasmi e esalazioni infette, rappresenta per molti un segreto piacere: come quando si molla una loffa a letto e ci si ritira con tutta quanta la testa sotto le coperte per bearsi dei propri odori.

Ad ogni buon conto non è andata affatto male. Le discussioni su ambiente, democrazia e giustizia sono state vivacizzate da appassionati interventi; le autorità hanno fatto la loro consueta, evanescente figura, comparendo nella serata inaugurale e ben presto abbandonandola irritate, senza trascurare di disertare le altre due nonostante la presenza di ospiti illustri. I giovani c’erano, anche se mai abbastanza. Il livello dei dibattiti, mi permetto, molto elevato. Beppe Lopez, di cui lessi qualche anno fa il bellissimo romanzo Capatosta, illuminante sui giochi di potere tra grandi gruppi editoriali in Italia, Tania Passa prodiga di suggerimenti tanto semplici quanto preziosi sullo stare assieme con civiltà, don Rocco D’Ambrosio inappuntabile nella sua sorprendente preparazione ‘democratica’.

Nella terza serata Antonella Mascali e Gioacchino Genchi. Mascali è la conferma che quella di uno dei suoi editori è ormai artiglieria pesante, e meno male che Chiarelettere c’è. A Gioacchino Genchi invece rimprovererei eccessi da star sia al suo arrivo che al suo congedo: quelle fotografie con tanto di posa non mi sono piaciute. Ma per il resto, il consulente informatico è stato fluviale, divertente e commovente. Sembra che ne sappia di cose che noi comuni mortali non sappiamo e fa venire l’acquolina in bocca per il suo libro che uscirà a breve. Raccontava di quando era piccolo e di come “un signore alto , con questi denti bianchi”, che veniva a trovare suo zio, lo sollevava e lo faceva volare, in alto, con quelle braccia. Io mi sono domandato che diavolo stesse dicendo, denti bianchi …? Bah! Poi più avanti ha raccontato di una strada di Palermo, lui che gira l’angolo e le autoambulanze, la polizia. Si avvicina all’assembramento e scopre in una macchina quei denti bianchi nel volto senza luce del cadavere di Pio La Torre.

Maestria del racconto, mi sembra questa.

Voglio ringraziare Adriana Ranieri che ha fermamente creduto nella possibilità di organizzare un caffè letterario in questo infelice paese, riuscendoci alla grande. Ancor più la ringrazio per avere altrettanto fermamente creduto che in quanto autore di Racconti a vita bassa il sottoscritto potesse avere qualcosa di interessante da dire a proposito di minoranze, devianza e disagio giovanile. È grazie alla sua ostinazione che ho potuto figurare tra gli autorevoli ospiti - autori, giornalisti e docenti – invitati per le tre serate.