nonostante le date addietro nel tempo, magari da poco erano stati lasciati andare in pace e poi arrivo io, tomo tomo e costernato della sconcia italia,  e mi metto a sfrucugliare n’altra volta nello strapassato e tra le anime di questi loperfidi e criscuoli poveretti.

“E proprio durante una di queste messe, a Candido avvenne di scoprire, un pensiero dietro l’altro, che la morte è terribile non per il non esserci più, ma al contrario, per l’esserci ancora e in balìa dei mutevoli ricordi, dei mutevoli sentimenti, dei mutevoli pensieri di coloro che restavano: così come suo padre nei ricordi, nei pensieri e nei sentimenti di Concetta. Doveva essere una fatica per il morto, aggirarsi ancora in quello che i vivi ricordavano, sentivano e pensavano; e persino in quello che sognavano. Nella immaginazione di Candido, era come una specie di violento richiamo, un fischio cui corrispondeva una corsa, un bolso e ansante arrivare. Quella che Concetta chiamava l’altra vita, era propriamente una vita da cani.”