sono reduce da una settimana di ferie che avevo deciso di dedicare totalmente al cinema, da una domenica all’altra, fruito in sala e da casa. ricreatomi il buio amniotico in casa direi che La doppia ora, visto nella notte del mercoledì, si lascia accomunare allo Shutter Island goduto la domenica prima al cinematografo (a ‘mo di inaugurazione della mia personale settimana santa) dalla fiducia che i loro autori devono nutrire nella scrittura. questa soccorre, ribalta e risolve il senso delle pellicole senza troppi riguardi per gli interscambiabili attori. più interscambiabili, a onor del vero, in quest’ultimo Scorsese che nell’esordio di Capotondi, nel quale Filippo Timi finisce per diventare un caro corpo e intenerente assai in quel suo profilarsi in areoporto mentre Ksenia Rappoport convola a ingiuste nozze imbarcandosi per Bueno Aires. Molto gotici tutti e due i film, ad unirli è quella poderosa, inarrestabile, implacabile macchina divoratrice e annientatrice di uomini che può essere la mente. gran parte delle vicende narrate si svolge tutta chiusa dentro la mente dei due rispettivi protagonisti, e la si crede vera fintantoché l’autore non ritiene giunto il momento di aprire la storia anche al punto di vista di qualche altro suo personaggio. su tutti eraserhead, la mente che cancella o che vorrebbe e non riesce a cancellare, la mente umana che non si riazzera mai ma che tuttalpiù, ove mai la si forzi a resettarsi, può solo essere riassalita, e questa volta molto più caoticamente e pericolosamente, dai traumi del passato.

anche se questo non è interessante comunico che Ksenia Rappoport è decisamente molto innamorabile. a me non capitava di innamorarmi degli ologrammi dello spettacolo dai tempi di Heather Parisi a Fantastico.