[…] ci accorgiamo qual è la vera causa del fallimento delle rivoluzioni: è di presumere di trasferire l’idea rivoluzionaria dall’alto in basso e, quindi, non di assecondare la coscienza degli oppressi, ma di manipolarla, di integrarla. Il fallimento dell’idea leninista della rivoluzione è qui: la coscienza rivoluzionaria è propria di un partito, di un’élite che la trasmette alle plebi. Invece, Silone appartiene a quella schiera di falliti, ma di perennemente risorgenti, che dice che la coscienza rivoluzionaria è interna agli oppressi. Gli oppressi la devono esprimere, sono loro che portano in sé la cultura alternativa. Quindi è chiaro che un intellettuale, diciamo, gramscianamente, organico agli oppressi non è uno che si fa il portavoce dell’élite intellettuale del partito; è uno che interpreta maieuticamente la coscienza degli oppressi […] Silone è parente degli uomini inediti, di coloro che, appunto, vivono con tutti i propri fallimenti e con tutti i propri compromessi. La sua fu un’invincibile fedeltà alla propria origine, da intendere non solo in senso anagrafico ma nel senso assiologico […]

Ernesto Balducci