Davvero non si capisce di cosa debba chiedere scusa lo Stato italiano al Comune di Modugno. È vero, Saviano ha citato Modugno tra i numerosi comuni italiani che hanno conosciuto la sventura dello scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. E con ciò? Dove sarebbe l’errore che il sindaco della città in questione si affretta – nell’ennesima, scomposta reazione - a segnalare ai giornalisti, senza peraltro individuarlo? Pare mica una notizia falsa. Tutt’altro. È semplicemente e chiaramente una notizia corretta, offerta come spesso si chiede che vengano offerte le notizie giornalistiche, nella sua nuda e semplice verità, senza corollari e commenti e filtri di alcun genere. Invece il sindaco di Modugno vibra di sdegno, digrigna i denti e mette su la grinta feroce: esige le scuse. E non una, bensì due volte, per un presunto doppio errore. Ma così parlando, si vien colti dal dubbio che sia proprio egli sindaco a chiedere di sorvolare sul fatto nella sua povera nudità per passare senz’altro al commento, all’interpretazione, all’opinione, quando non alla chiacchiera morta, al pettegolezzo, a quella, cioè, che si suole chiamare ‘fuffa’, ‘aria fritta’ , ‘paccottiglia’. Il Comune di Modugno fu sciolto “per fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso”, con decreto dell’allora Ministro degli Interni Mancino, firmato dal Presidente della Repubblica, e attuato dal prefetto di Bari. Bon e morta lì. Sindaco, se ne faccia una ragione e si legga magari anche le motivazioni, le quali, tra le altre cose, non sono affatto così prive di fondamento come pretende di far credere con le sue dichiarazioni ai giornali. “Frettoloso” è uno dei suoi giudizi, e però non tutti sono così “frettolosi” nel leggere le carte. Leggere, leggere. Leggetene tutti, qui. E non si erga, per favore, a interprete del sentimento dell’intera comunità, se mai ne esiste uno. Molti di noi modugnesi non hanno bisogno della sua difesa d’ufficio a petto dei presunti torti che ci farebbe lo Stato, tuttavia ci piacerebbe essere difesi dallo Stato per far fronte a “pressioni”, “intimidazioni” e “violenze” di natura mafiosa, qualora queste abbiano a verificarsi, esattamente come ebbero a verificarsi in un passato non poi così remoto.