Tocchino, i professori, tocchino. I professori tocchino i professori. Quelli al governo mettano mano alla sfera di quelli della scuola pubblica. Si tagli, si tagli pure l’istruzione.

E che minchia si scioperano questi?
La scuola pubblica, che si fotta!
Pura idiozia lo sciopero per uno sgarzolino. Egli deve scioperare quando la scuola pubblica funziona e lo omologa spaventosamente - si veda ppp in lettere luterane - non ora. Ora dovrebbe scendere in piazza di notte, a casinare a manetta, brindando allo sfascio della scuola.

E non venga a nessuno in mente di dire che oggi la scuola è molto diversa da quella conosciuta dal poeta. La divisione in classi, nell’odierna società, infatti, sussiste in quanto sussiste la scuola. Gli insegnanti sono una classe, marxianamente. Lo sa bene il pd che ha votato tutto il resto della macelleria sociale senza alcuna remora, anzi entusiasta della partecipazione a un’esperienza di governo di salute pubblica, mentre quando si profilano ritocchini anche solo pudibondi all’istruzione, si solleva e alimenta sollevazioni di piazza. Lo fa al solo scopo di conservare il consenso elettorale del corpo docente, mica per altro. E questo la dice lunga su una scuola che si riconosce nel pd. Dice, in sostanza, che la scuola oggi è infinitamente peggio di quella degli anni ‘70. E lo è non a causa dell’avversione di alcune fazioni politiche che l’avrebbero nel tempo contrastata e smantellata (bah!) ma per sua qualità intrinseca, per la sua oscena storia di presunzione pedagogica – la superiorità morale della sinistra (senza mai essere nominata) declinata in classe e capillarmente articolata sul territorio nazionale -, per il perbenismo come prima disciplina d’insegnamento da prediligere e alla quale riservare tutte le più raffinate tecniche plagiarie, per l’egoismo di classe e, in definitiva, per l’ipocrisia che dalla scuola origina e in tutta la vita di un cattocomunista, per tutta la vita, si riverbera.