Sacco è come le Superga in una pubblicità di tanti anni fa, o si odia o si ama.

Il decespugliatore che si può comprare al lunedì.

La solitudine dei numeri primi è un brodino knorr allungato fino all’inverosimile… metafore matematiche spalmate in ogni buco fino alla nausea. Una lingua monocorde e banale come il suono di un citofono… robina da menopausate.

L’Eco di Paperopoli o i Meridiani… fare i weltroniani a tutti costi… cazzo! almeno sui libri… no!

Somministratrice di queste e altre esilaranti purghette, battutista seriale, fabbrichetta di stilettate, inanellatrice di magistrali similitudini contemporanee, fotagrafa stramba del postmoderno, è di questa ragazza che voglio parlare: Fabrizia Pinna.

Anche lei appartiene alla razza scrittora, ma ciò che più sorprende del suo Per tutte le altre destinazioni, è la difformità stilistica rispetto agli enunciati che ci dispensa per via orale o per altri canali di comunicazione diversi dall’oggetto libro. Cosa che credo possa essere testimoniata da chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerla di persona e al contempo leggere Blonditudo e Réclame d’Afrique (i due racconti che compongono il suo volume). “Un controllo feroce dell’aggettivazione” dicono i suoi recensori, non un avverbio di troppo, mai uno scivolone nei territori dello smanceroso nonostante la storia svolga la vita della protagonista Giulietta sulla direttrice esperienza del dolore - ricerca degli affetti - autoassegnazione di un orizzonte, e pure nonostante una miracolosa immacolata concezione, o giù di lì. Ciò che della sua biografia resta nella sua prosa è un deposito leggero di freschezza e un certo strabismo di divertito sguardo.

Circa la parte meno risolta del libro, il secondo e più breve racconto, che ha effettivamente il limite di uno sfilacciamento che Per tutte le altre destinazioni non meritava, vorrei comunque segnalare il pregevole tentativo di esplorazione nelle zone più limacciose delle esistenze protagoniste. Pur andando a sfrangersi in una traiettoria meno significativa della precedente si assiste alla coraggiosa messa in scena di qualche salutare complicazione che lascia ben sperare per il suo futuro di scrittrice.